Roma, 26 ago – «La sacrosanta e necessaria riduzione delle scorte dei politici, soprattutto di coloro che sono “ex” e che utilizzano il prezioso dispositivo di sicurezza come uno status symbol, non deve diventare un pretesto per attaccare e criticare le forze di polizia e soprattutto coloro che sono comandati di servizio nei delicati compiti di tutela e protezione della “personalità” di turno». Lo afferma Nicola Tanzi, segretario generale del sindacato di polizia Sap. Nell’editoriale dell’house organ del sincatao (“Sapflash”), in distribuzione da domani a questure, commissariati, reparti e uffici, Tanzi scrive che «le nostre proposte concrete sono note: eliminazione delle scorte dei cosiddetti “ex” e ulteriore riduzione di quelle di quarto livello, rafforzamento del dispositivo per le alte cariche dello Stato, utilizzo dell’esercito e delle forze armate per i servizi di vigilanza e piantonamento nei pressi delle abitazioni degli scortati, imputazione delle spese delle scorte alle Amministrazioni di competenza».
«Tutto questo, però, non deve far perdere di vista il pericoloso, delicato e insostituibile lavoro dei poliziotti e delle forze dell’ordine che assicurano i servizi di scorta. Gente – prosegue Tanzi – che sacrifica la propria vita personale, che non guadagna certo le cifre che qualche giornale poco informato ha pubblicato e che soprattutto deve spesso anticipare di tasca propria i soldi delle missioni». «Professionisti della sicurezza che non fanno le vacanze gratis negli alberghi, come i soliti disinformati hanno insinuato, ma che hanno diritto da contratto, frutto di battaglie sindacali e non certo di “privilegi”, a dormire in albergo quando sono impegnati in servizio – aggiunge Tanzi -. Anche perchè le nostre strutture, i nostri reparti e le nostre caserme non sono il più delle volte idonei a ospitare il personale».
«A volte abbiamo davvero l’impressione di vivere in una strana nazione – osservaTanzi -. Un Paese che chiede più sicurezza, ma che taglia risorse e personale alle forze dell’ordine. Un Paese dove il disagio sociale aumenta, ma che poco e mal considera il disagio quotidiano, le fatiche e i rischi dei professionisti della sicurezza. Un Paese dove alla fine tutto viene ridotto ad un problema di ordine pubblico, dove gli operatori delle forze di polizia un giorno sono eroi e il giorno dopo diventano persecutori violenti o titolari di presunti privilegi. Un noto politico, alcuni anni fa, ha scritto un libro intitolato: “Un Paese normale”. Ci piacerebbe essere confortati dall’idea di vivere davvero in un Paese come tutti gli altri, ma le cose non stanno purtroppo così», conclude Tanzi. (Adnkronos)