
Il maresciallo Lisa Giuseppina Cravotta, comandante di plotone della 106ma compagnia mortai del secondo reggimento alpini ha fatto fuoco due gioni fa contro gli insorti a Bala Murghab, “neutralizzando con precisione la minaccia”, individuando con precisione la minaccia rappresentata da sette razzi che avevano colpito la base operativa avanzata dove oltre alle forze italiane ci sono unità americane e afghane. “Sette razzi piovuti sulla nostra base in meno di due giorni non sono pochi – dice il maresciallo -, e la risposta non si è fatta attendere: mercoledì i mortai della 106ma compagnia del 2° alpini hanno sparato sei volte ed è tornato il silenzio nella valle di Bala Murghab, dove noi del 2° siamo di base insieme all’esercito afgano e agli americani.
A Bala c’era parecchio movimento da diversi giorni, per il cambio della guardia tra un kandak (battaglione) afgano e un altro. Le lunghe colonne di mezzi militari afghani lungo la strada difficile e lenta che porta a Bala Murghab, a nord di Herat, hanno forse destato l’attenzione di chi non ama la presenza delle forze di sicurezza nella valle. Un’attenzione che si è manifestata con il lancio di sette razzi, finiti – senza causare danni – a poche decine di metri dalla FOB (Forward Operational Base, base operativa avanzata) Columbus, dove da due settimane abbiamo costituito la Task Force North, condividendo la base con una compagnia afgana e una americana.
Prima di reagire abbiamo determinato con precisione il punto di lancio, in campo aperto e a pochi chilometri dalla base, secondo le indicazioni degli esploratori americani. Poi ci siamo sincerati che nella zona circostante non ci fossero civili. E così a mezzogiorno è arrivato il battesimo del fuoco per i mortaisti della 106: sei colpi precisi sul bersaglio e minaccia sventata”. Pamela Sabato, 27 anni, è invece pilota dell’elicottero d’assalto A-129 Mangusta. E in Afghanistan dall’inizione del mese per fare il tirocinio e affinare tecniche e procedure. “Nessuna difficoltà – racconta – solo all’inizio qualche problema nell’approccio con i colleghi maschi, ma poi mi hanno accettato come una di loro.
L’importante, aggiunge, è saper fare bene il proprio lavoro, uomo o donna non conta”. Il Mangusta è una delle macchine da guerra più micidiali dell’esercito, scorta i convogli, è dotato di missili anticarro, e quando spara l’esito è devastante.

Il maresciallo Gigante non è sola, naturalmente, in questa attività, quando si volta vede la sagoma del Buffalo, una mostro metallico da 28 tonnellate, blindato, dal costo di un milione di euro, con un lungo braccio da 9,5 metri per far esplodere le mine anche da lontano. Si dice che quando finisce di un ordigno esplosivo gli otto uomini che fanno parte dell’equipaggio hanno la sensazione che sia esplosa una gomma.

Sorride quando parla del suo lavoro, si vede che è felice.
“Si’ – dice – l’impegno è come quello degli uomini, d’altra parte ogni lavoro richiede attenzione. Noi donne pilota siamo mosche bianche, ma ho anche visto che i miei colleghi non hanno problemi sul fatto che sono una donna. Con il tempo hanno imparato ad apprezzarmi e si fidano. Sono diventata pilota per passione: e sono convinta che nella vita la passione sia tutto”. (Agi)
