Presente il ministro La Russa; colpita da malore una delle vedove (dell’inviata Chiara Carenini) – Firenze, 28 nov – Ora hanno “le ali dell’aquila” Bruno Cavezzana, Gianluca Minichino, Salvatore Bidello, Maurizio Ton e Gianluca Larice, i cinque militari della 46/ma aerobrigata di Pisa morti durante un volo di esercitazione nello schianto del loro C-130J sulla pista della base. Le cinque bare avvolte nel tricolore, schierate davanti all’ altare maggiore del Duomo di Pisa, sono circondate dai fiori e dal dolore dei familiari. In prima fila il ministro della Difesa Ignazio La Russa con il capo di Stato maggiore della Difesa
Duomo di Pisa – Le esequie delle vittime dell’incidente (foto ANSA) Vincenzo Camporini, quello dell’aeronautica Daniele Tei, quello della marina Paolo La Rosa. La chiesa è piena di soldati, militari di tutte le Forze armate ma soprattutto è piena di gente comune, i pisani che da sempre sentono la 46/ma come parte integrante della città. Il dolore e la commozione sono frenati dal protocollo, ma si trovano nelle frasi commosse scritte da chiunque entri nel chaier de doleance lasciato fuori dalla chiesa: “Quando tornerò a volare vi avrò a fianco” scrive Gianluca; “adesso siete in un cielo di pace”, Elisabetta. Un dolore però tangibile che piega le gambe della giovane moglie di Gianluca Minichino: sviene, la portano fuori in un’ambulanza della croce rossa militare. Non tornerà più in chiesa. E portano fuori anche un piccolo biondo, che è rimasto in braccio alla mamma ma cercava il papà. Con il ministro La Russa ci sono i vertici delle Forze armate, tutti qui perchè ”non vi lasceremo mai soli”. La messa, celebrata dall’arcivescovo di Pisa Giovanni Paolo e dall’Ordinario militare Vincenzo Pelvi, scivola via. Ma è quando il comandante della Brigata Stefano Fort legge la poesia dell’Aviatore che si spezza quel silenzio trattenuto, quel dolore composto e scivolano giù le lacrime: ”Dacci le ali delle aquile…fa nella pace dei nostri voli il volo più ardito”. Finite le esequie, il saluto straziante proprio perchè è l’ultimo. Il picchetto d’onore saluta i cinque feretri, il ministro, i capi di Stato maggiore. La folla esce composta dalla chiesa ma c’è ancora chi si china sull’erba del prato di Piazza dei miracoli e piange: quell’incidente, quello schianto, ancora non ha un perchè. E forse, anche quando il contenuto delle scatole nere del C-130J (forse una delle macchine piu’ all’avanguardia dell’Aeronautica militare) svelerà cos’è successo durante la manovra di touch and go, non ci sarà sollievo per questo disastro. (Ansa)Aggiungi un commento